Progettare è un esercizio complesso che richiede preparazione, analisi, creatività e, almeno all’inizio, un solo strumento: la matita. Che sia nera, colorata o spuntata. La matita è, infatti, l’unico strumento della progettazione che ci permette di comprendere, prima ancora di disegnare.
Ma innanzitutto, soffermiamoci sul termine progettazione. Cos’è la progettazione architettonica?
L’enciclopedia Treccani definisce la progettazione in senso lato come “un’attività che precede (o dovrebbe) ogni azione umana sia individuale, sia soprattutto collettiva”.
Progettare deriva dal latino proiectare e significa gettare avanti.
Pertanto, la progettazione ha in sé un carattere di previsione o prefigurazione della realizzazione finale, in quanto anticipa concettualmente e sperimentalmente la costruzione vera e propria, partendo però da uno studio teorico, attraverso la ricerca, l’analisi e l’osservazione dei dati di realtà.
In campo architettonico (o del design) la progettazione rappresenta, quindi, un’operazione programmatica, un processo creativo che va dall’ideazione alla realizzazione e che attraverso una fase preliminare di analisi arriva all’elaborazione di disegni, modelli e scritti.
Quindi, progettare significa anticipare problematiche ed esigenze, offrendo soluzioni e creando spazi flessibili, capaci di modificarsi insieme a chi li abita rimanendo sempre funzionali e belli.
Si inizia a progettare quando ci si siede davanti ad un foglio bianco e si tracciano linee e segni, che ci consentono di rappresentare una prima idea attraverso lo schizzo.
Lo schizzo rappresenta una prima ipotesi di progetto: una fase preliminare verificata successivamente attraverso disegni tecnici e modelli.
Ma quali sono le fasi della progettazione architettonica?
In realtà, non esiste un percorso oggettivo univoco nella ideazione di un progetto, in quanto ogni progetto è diverso dall’altro e contiene in sé uno specifico approccio metodologico.
Risulta, infatti, difficile seguire un percorso logico prefissato, in quanto in architettura l’idea e la creatività si sviluppano dall’osservazione continua e sistematica, attraverso la memoria e la fantasia.
Immergersi nelle idee prima ancora di prender la matita è un passo importante e ricco di immaginazione che ci permette di inseguire le molteplici possibilità creative.
L’architettura può modificare il luogo attraverso la sua specifica capacità di costruire immagini solide in grado di identificarsi e suscitare emozioni e significati.
L’insieme delle idee conducono ad un processo progettuale nel quale utilitas, firmitas e venustas trovano equilibrio ed una reciproca composizione con il sito ove è collocato l’edificio.
Volendo, comunque, provare a semplificare il processo progettuale possiamo tracciare 3 fasi tendenzialmente comuni ad ogni progetto architettonico:
- la prima fase è quella di analisi, ossia la raccolta di informazioni attraverso l’osservazione e la conoscenza del luogo, non solo nelle sue caratteristiche formali; infatti, il termine luogo (diversamente dal sito, che riguarda prevalentemente la conformazione fisica del terreno) abbraccia un campo più ampio e si estende alla storia, al clima ed ai comportamenti umani e sociali in quello specifico ambito territoriale.
- la seconda è la fase di studio, che può essere svolta direttamente sul campo con materiale cartografico per individuare le possibili trasformazioni del luogo, unendo tra loro le complessità ed attitudini dell’area in esame con le richieste e le aspettative del committente.
- la terza fase rappresenta quella di progetto vero e proprio; dopo una sintesi dei dati raccolti nelle prime due si passa attraverso un processo di creazione ed ideazione che permette di elaborare schizzi e disegni.
Ogni progettazione architettonica, anche se ad uso privato, in realtà è sempre connotato da un carattere pubblico e sociale, che va rispettato, in quanto gli edifici che costruiamo verranno vissuti da molte generazioni.
Pertanto, nel rispetto della sua natura sociale, il progetto dovrebbe essere pensato come una realtà aperta e flessibile, in grado di dare spazio a possibili reinterpretazioni dei suoi spazi interni, modificabili a seconda dei cambiamenti e delle esigenze dell’utente finale.
Ciò che garantisce la buona riuscita di un progetto architettonico è la risposta adeguata alle esigenze dei fruitori che andranno ad utilizzare gli spazi progettati.
Infatti, in questa circostanza, il committente assume un ruolo di rilievo nella progettazione, in quanto, attraverso il confronto con le sue specifiche richieste, il progettista svilupperà il progetto architettonico integrando le sue idee e analisi proprio con le esigenze del committente.